domenica 1 luglio 2012

Decrescita Felice, il vincente paradigma culturale

di Fabio Leli


La revisione dei parametri che definiscono la “crescita” di una società industriale, come quella occidentale, è ciò che il movimento per la Decrescita Felice sta perorando da più di dieci anni. Decrescita è una bellissima parola nei termini di estirpazione di un male, decrescita di una piaga che affligge la società.

Fra i principali segnali che oggigiorno ci costringono ad un doveroso cambiamento nei termini di crescita ci sono: l'esaurimento delle fonti fossili, le guerre per averne il controllo, i cambiamenti climatici, lo scioglimento dei ghiacciai, l'aumento dei rifiuti, le devastazioni ambientali e l'inquinamento atmosferico. 

Al Prodotto Interno Lordo (PIL), che gli economisti, i politici, gli industriali, i sindacalisti e i mass media continuano a porre in essere il senso stesso dell'intera attività produttiva, il Movimento per la Decrescita Felice ha invece introdotto il Benessere Interno Lordo (BIL), ossia una crescita fondata non sulla produzione e consumo delle merci, ma sui criteri di benessere individuale, sulla condizione di vita materiale, sulla salute, sull'istruzione, sull'attività personale, sulla partecipazione alla vita politica, sul rapporto sociale con l'altro, sull'ambiente e sull'insicurezza economica e fisica.

In un mondo finito, ossia con risorse finite, una crescita infinita è praticamente impossibile.


In tal senso, la tecnologia non deve essere un'esclusiva ad appannaggio del mondo industriale e dell'attuale società dei consumi. La tecnologia deve essere uno strumento per liberare gli uomini e le donne dall'alienazione che l'attuale forma sociale persegue ogni giorno, ossia di essere schiavi dei consumi e di un lavoro astratto che nulla realmente produce.


In una società di lavoro senza lavoratori, laddove sia la Crisi che la disoccupazione sono strutturali, come può il denaro indicare il punto nodale della ricchezza generale di ognuno? Secondo l'ideale della Decrescita Felice e del MoVimento 5 Stelle, l'unica ed autentica ricchezza sociale risiede nell'intelligenza umana.


Ecco che una nuova forma di pensiero è possibile. Un sapere che diviene sia sapere critico che saper fare.


Quindi, nell'ottica di una Decrescita felice, l'unica fonte di progresso che realmente deve maturare è l'intelligenza umana; un'intelligenza collettiva, di Rete, di cittadini v. 2.0, di persone informate affinché ciascuno si possa sentire promotore del cambiamento della propria ed altrui condizione di vita.

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